LA CAMARGUE

Assediata dal mare e dalle paludi, Saintes-Maries-de-la-Mer è la vera regina della Camargue. La sua spiaggia, un tempo erosa dai flutti marini, è ora protetta da una diga che ne garantisce la "stabilità". Ma si può dire che l'intera Camargue sia nata dalla lotta dell'uomo contro gli elementi della natura.

Le paludi e le vaste saline bianche, abbacinanti e quasi infinite, sono ancora per lo più proprietà private; su di esse in autunno volteggiano a migliaia gli stormi di uccelli migratori.

Alcune zone della Camargue sono molto tranquille, ma in generale questa è una terra dove non ci si ferma per molto tempo, è un luogo di passaggio, un grande incrocio dove tutto è immenso: le proprietà agricole, le saline, le riserve. Qui ogni cosa è in movimento: gli zingari sono nomadi, gli uccelli migrano e gli stranieri arrivano allettati dalle prospettive di fare fortuna. "Non si nasce e non si muore in Camargue", dice un vecchio proverbio. E infatti ci si viene per far fruttare capitali e tecnologie prodotti altrove.

Uomini e animali arrivano e subito ripartono: qui, a metà strada tra Siberia e Africa, si danno appuntamento i grandi uccelli migratori, e gli zingari in viaggio tra Italia e Spagna, sud e nord Europa. In questa terra si coltiva un cereale "sconosciuto" nel resto di Francia: il riso. E poi si allevano i forti tori neri per la corrida e gli splendidi cavalli bianchi per la "corsa provenzale": carne e latte non c'entrano. Qui non si produce nulla di banale.

Il Rodano ha depositato centinaia di milioni di tonnellate di limo durante la sua corsa verso il mare. E il mare da parte sua si è pian piano ritirato mescolando la sabbia al fango del fiume. Il vento infine, il più forte e il più freddo che c'è, il mistral, ha dato il tocco finale: su queste terre passa e va, esattamente come fanno uomini, uccelli e l'acqua dei fiumi.

La Camargue non è grande, ma la solitudine, l'incerto orizzonte e la mancanza di barriere, di ostacoli visivi danno una sensazione d'immensità che gli schemi della nostra vita ordinaria non sono certo in grado di procurarci.

 

La Camargue è una zona lacustre e instabile che si estende su 80 mila ettari (circa 800 Km. quadrati), è un triangolo di terra delimitato dal Rodano, dal mare e dalle cittadine di Arles, Aigues Mortes e Port Saint Louis.

Questa vastissima zona che si estende fra i due bracci del Rodano e il mare, occupata al centro dall'immenso stagno di Vaccarès, è una fra le più interessanti di Francia.

Fino dai tempi più antichi il delta del Rodano era stato come una porta aperta sulla misteriosa regione della Gallia e, come tutte le cose sconosciute, vi si immaginavano pericoli di ogni genere e di ogni specie. Per Esiodo il delta era una delle tre bocche dell'Inferno, insieme al Po e al Reno. Si può dire che è stato davvero il fiume a creare questo paesaggio: la sua linea ha subìto, nel corso dei secoli, infinite modificazioni, modificando, allo stesso tempo, la terra attraverso cui scorreva. Ogni anno il fiume porta al mare sabbia e detriti, per cui il litorale avanza dai 10 ai 50 metri all'anno: contemporaneamente, il mare si spinge all'interno e conquista nuovi spazi. Il borgo di Saintes-Maries-de-la-Mer, che nel Medioevo si trovava a molti chilometri dalla costa, nel 1814 era a 600 metri ed oggi è bagnato dal mare. Per il processo inverso, il faro di Saint-Louis, costruito nel 1737 sulle bocche del Rodano, oggi sorge isolato a 5 chilometri di distanza dal Mediterraneo.

Questa immensa pianura di stagni e di paludi, di lagune e di sabbia dominata dal sale che impregna acqua e terra (ma che, tuttavia, ha permesso una coltura del riso che oggi tocca una superficie di ben 20.000 ettari ) è quasi perfettamente orizzontale. Il suo punto più alto, ad Albaron, è a 4 metri e 50; quello più basso, il fondo dello stagno di Vaccarès, è ad 1 metro e mezzo sotto il livello del mare.

Per millenni il fiume ha scaricato sulla costa milioni di tonnellate di terre alluvionali strappate al suo bacino in piena.

Ogni inverno il Rodano ricopre con le sue acque limacciose questo immenso territorio, cambiando percorso spesso in modo imprevedibile.

D'estate, con la siccità, la piana si trasforma in un abbacinante deserto di sale: il calore infatti provoca evaporazione e fa affiorare le pozze di acqua salata sotterranea. Perciò le inondazioni invernali impediscono qualunque insediamento umano, mentre la "salinizzazione" estiva rende impossibile la coltivazione. E su queste basi tutt'altro che ospitali che è stata "costruita" la Camargue così com'è oggi.

Lentamente la gente del luogo è riuscita a domare la natura e a trarre da essa il cibo necessario alla sopravvivenza. Nel Medioevo i monaseri di Ulmet e di Sylvercal, e poi gli aristocratici nell'epoca dell'Ancien Régime, hanno speso immense energie per proteggersi dal fiume, per drenare le paludi, per ridurre la salinità del suolo.

L'arginamento completo dei due bracci del Rodano, iniziato nel 1121, venne completato nel 1869. La fine delle inondazioni permise la costruzione di abitazioni stabili e quindi la possibilità dl vivere in Camargue, ma impedì al sale contenuto nella terra di sciogliersi. Così si dovette pensare a come introdurre artificialmente grandi masse d'acqua dolce: dal 1543 un sistema molto sofisticato di canali d'irrigazione e di drenaggio ricopre come una ragnatela l'intero delta del Rodano. L'acqua, distribuita in modo controllato, riporta nelle falde sotterranee il sale in eccesso rendendo fertili le terre del delta e quelle che si estendono lungo i due bracci del fiume. Dopo essere stata introdotta, l'acqua viene riversata nelle parti più basse del delta.

Nel 1855 la Compagnia Ales Froges Camargue, che in seguito diventerà la C.ie Pechiney, la quale a sua volta cederà le sue proprietà alla C.ie delle Saline del Midi, prese in gestione 20 mila ettari nella Bassa Camargue per creare una vastissima palude di acqua salata: la Salina di Giraud.

Così, mentre fino a quel momento si era fatto di tutto per desalinizzare il suolo, la Compagnia Ales Froges fece di nuovo affluire enormi quantità di acqua di mare, concentrandola in numerosi stagni, fino a raccogliere un milione di tonnellate di sale all'anno, e creare una delle paludi salate più vaste d'Europa, la seconda al mondo.

Lo stagno di Vaccarès e gli altri stagni più piccoli, nei quali confluisce sia l'acqua dolce degli agricoltori sia l'acqua salata della Compagnia, diventarono in breve tempo una zona lacustre e salmastra talmente importante dal punto di vista biologico che nel 1927 venne decretata riserva naturale, la più grande zona umida protetta in Europa.

Esiste dunque, al nord, una Camargue agricolo-pastorale caratterizzata da acque dolci e dai detriti trasportati dal fiume, regno incontrastato delle risaie di tori, cavalli, anatre, aironi e sgarze che vivono vicino alle paludi d'acqua dolce, ai confini delle risaie dove crescono fitti canneti, luoghi prediletti dai cacciatori.

A Sud, invece, c'è una Camargue "salata", tra la Salina di Giraud e Saint-Maries-de-la-Mer, vaste distese dove la salicornia è l'unica pianta che d'inverno riesce,a sopravvivere all'alto tasso di salinità della terra. Paradiso anche dei fenicotteri rosa che nidificano e si riproducono nello stagno salato di Fangassier dove l'acqua viene riversata in mare dalle Saline del Midi.

E al centro infine c'è una Camargue salmastra, metà salata e metà dolce, inaccessibile in quanto riserva naturale, ma attorno alla quale si possono vedere in tutte le stagioni migliaia di uccelli provenienti dalla Siberia o dall'Africa.

 Questa terra piatta ed immensa è una riserva zoologica e botanica stupefacente. Nel 1928 la Société Nationale de Protection de la Nature et d 'Acclimatation de France costituì, nel Vaccarès, una riserva naturale, con il divieto a chiunque di cacciare, di pescare, di cogliere fiori e piante. Nel 1950, lo scienziato svizzero Luc Hoffmann che aveva deciso di consacrare alla Camargue tutte le sue ricerche, fondò una stazione biologica collegata con il CNRS francese, e si dedicò allo studio degli uccelli, in particolare modo al loro movimento migratorio. Nella Camargue troviamo oltre alla ricchissima e stupefacente flora, che va dalle piante alofile alle tamerici, dalle margherite agli asfodeli e ai narcisi, circa 400 specie di animali, sedentari e di passaggio. Questa del Rodano è infatti una fra le più grandi ed importanti stazioni migratorie di Europa: fra gli spettacoli più entusiasmanti della Camargue è il passaggio dei fenicotteri rosa. Il 1969 ne vide più di 10.000, provenienti dal nord-Africa.

Signore incontrastato della regione è il toro, lou biòu come è chiamato nel dialetto di qui, solitario nella sua maestosa linea, o in mezzo al branco, detto manade. Il toro, che viene marchiato a fuoco con il nome del proprietario durante quell'operazione chiamata ferrade, è assai spesso il protagonista di particolari corride dove, contrariamente a ciò che accade in Spagna, non viene ucciso. Si chiama " la course à la cocarde " quella gara in cui si cerca di afferrare con un gancio a più denti, una rossa coccarda fra le corna dell'animale: e il premio è in proporzione alla quantità di coccarde prese.

Compagno inseparabile di questo toro, piccolo (in genere è alto 1 metro e 35 al garrese) ma di antichissime origini (si pensa discendere dal Bos taurus asiaticus importato dall'Asia Minore dalle orde di Attila) è il cavallo bianco, bellissimo, resistentissimo (può coprire fino a 50 chilometri in un giorno), anche questo di incerta origine: c'è chi lo vuole far discendere dal cavallo del periodo solutreano, cioè del Paleolitico superiore, c'è chi lo vuole importato dai Cartaginesi, chi dai Mori, chi dall'Asia centrale. Suo complemento è il guardiano, dalla lunga asta per radunare le bestie detta lou ferre e dal tipico abbigliamento che lo apparenta al cow-boy americano. Con questo, infatti, ha in comune il mondo libero e selvaggio in cui la natura è padrona; come questo è profondamente immerso in questa natura, per cui il rapporto fra uomo e animale assume una dimensione diversa e più importante.